Interviste
* Maria Teresa Moschillo (2014)
http://www.scuoladiricamoaltamoda.it/1/katya_sanna_talento_e_passione_tra_canto_e_ricamo_pop_9918753.html
* Marta Mentasti (2014)
http://www.wsimagazine.com/it/diaries/report/musica/intervista-a-katya-sanna_20140404122716.html#.U0A_MKh_uSp
http://cronache24.it/cultura-e-spettacolo/item/5680-narni---intervista-a-katya-sanna-la-driade-dellarte
Intervista a Katya Sanna La Driade dell'Arte
Una donna così piena di sfumature che bambina era?
Delle due una: o sono nata vecchia o non sono mai cresciuta, perché ero come sono adesso: riservatissima, appassionata di musica, non quella per i bambini, disegnavo i vestiti che mia madre e la vicina di casa cucivano per me, mi piacevano l’arte, i documentari, il cinema – i primi due film che vidi al cinema furono Agente 007 - Una cascata di diamanti e Tutto a posto e niente in ordine di Lina Wertmüller; mi piaceva pattinare, la ginnastica artistica, e la bicicletta. Sono fiera, orgogliosa della mia famiglia davvero speciale che mi ha dato un’educazione assolutamente libera da regole e imposizioni.
Sei umbra come me, dove vivi ora? Come si manifestano le tracce delle tue origini nella tua arte?
Sono nata a Narni ma vissuta a Civitavecchia, Roma e infine Ostia. Narni ha sicuramente qualcosa di magico, carismatico, io credo che qualcosa mi abbia trasmesso, perché sono tornata appositamente a visitarla per vedere dove ero nata e mi è piaciuta tantissimo; devo dire che sono rimasta anche colpita dall’accoglienza calorosa che ho trovato.
Come nasce la tua passione per la musica?
E’ nata con me, quando si sente raccontare che sin da piccolissimi si riconosce quale sarà la propria passione o addirittura vocazione è vero, cantavo sempre e avevo sempre con me il mangiadischi, inoltre ho cominciato a comprare dischi prestissimo.
Suoni degli strumenti, canti, componi, raccontaci di te.
Non ho mai studiato canto e purtroppo non ho avuto la possibilità di studiare musica, ma sono riuscita a prendere qualche lezione di pianoforte e ho cantato in un coro di polifonia rinascimentale: devo dire che queste due esperienze anche se brevi mi hanno aiutato comunque. Come strumento suono lo Shruti Box, uno strumento della tradizione musicale indiana che crea atmosfere suggestive e perfette per cantare. Riguardo alla composizione non seguo una linea prestabilita, posso partire da una linea vocale o avere delle musiche create al computer campionando suoni. Posso essere ispirata da un suono o da un testo o da un’immagine. Decido di registrare solo quando il brano è ben definito.
Per la musica e non solo, trovi ispirazione nella mitologia greca, spiegaci meglio questa tua passione.
Direi mitologia di tutto il mondo, non solo quella greca. Più che una passione credo sia una fascinazione: si comincia leggendo fiabe, favole, leggende e ci si ritrova in biblioteche a cercare informazioni su divinità dell’altro capo del mondo.
Raccontaci un mito o una leggenda che senti molto vicini a te.
Mi piace il Dreamtime, mitologia australiana, il senso di sacralità per ogni cosa ci circondi, la rete di connessioni fra tutti gli esseri umani, animali, piante, pietre. Poi c’è la leggenda del Cerchio delle Fate che mi piace tantissimo: pare che le fate abbiano l’abitudine di danzare in cerchio accompagnate da una musica che può attirare chiunque passi nelle vicinanze; però una volta iniziato a danzare con le fate si perde completamente la percezione del tempo con il risultato che le fate smettono di danzare e se ne vanno e il malcapitato rimarrà in eterno a ballare da solo a meno che un amico tenendo un piede fuori dal cerchio non lo afferri e lo porti via.
Dal jazz all’heavy metal, come fai a spaziare tra generi così diversi e come reinterpreti le regole della musica e della metrica?
Mi avvicino alla musica con curiosità, tendenzialmente mi piace mettermi alla prova in ambientazioni che possono essere lontane dai miei gusti, ma mi allontano anche perché penso si debba avere la lucidità di non forzare la mano, io credo che per quanto possiamo essere duttili non possiamo fare tutto o dare sempre il meglio di noi. Le regole della metrica le ho sempre serenamente ignorate, voglio che il mio canto sia libero di esprimersi e se è necessario spezzo le parole o cambio gli accenti modificando notevolmente il suono della lingua italiana; spesso si creano sonorità inedite, anche se questo costringe l’ascoltatore a dover leggere il testo indipendentemente dall’ascolto del brano.
Come si fondono insieme musica e parole, note, immagini e poesia?
Sono fonte di ispirazione. Un particolare può incuriosirmi tanto da ricercarne la storia o crearne una nuova. E’ un rimando di suggestioni che mi colpiscono emotivamente e lascio che tutto questo produca qualcosa. Io, in quanto artista, sento di avere il dovere di seguire e realizzare concretamente quello che parte dall’ispirazione. Penso sempre che l’artista sia il mezzo che l’Arte usa per manifestarsi, diciamo che l’artista è l’operaio della Musa.
Leggendo la tua biografia mi è tornato alla mente il film francese Le ricamatrici: tu sei anche esperta di ricamo, che tipo di manualità e di spirito serve per praticarlo? Riesci a ricamare anche le note su uno spartito come fili su un telaio?
Bellissimo film! Ho avuto modo di rivederlo proprio in occasione del corso di ricamo Luneville a Lione. Il ricamo è una scoperta recente che mi ha sorpreso per come sia versatile e creativo e per niente noioso, non l’ho più lasciato, tanto che sto abbandonando la pittura proprio per dedicarmi esclusivamente a questa disciplina. Similmente alla musica il lavoro su un ricamo può essere associato al lavoro in sala di registrazione dove la tecnica e la creatività possono mescolarsi.
La danza. Cosa rappresenta nella tua vita professionale e privata. Il potere del corpo, parlacene.
Il potere del corpo è la definizione giusta. Non sono una ballerina, il mio approccio alla danza è assolutamente personale. Ho iniziato durante gli anni in cui frequentavo l’Istituto d’Arte, quando bazzicavo laboratori teatrali e ho continuato sempre per curiosità e cultura personale.
Con la tua performance live L’approdo hai vinto il Premio Alda Merini al Rom'Art Independent Festival, ce la puoi descrivere?
La performance era allestita in spazi piccoli illuminati solo da poche candele a forma di fiori. Ho immaginato un personaggio (nel caso specifico una donna perché ero io a interpretarla) che arrivava da un luogo indefinito con un bagaglio di poche cose come pietre, ramoscelli dorati, spirali, fiori. Con il canto accompagnato dallo Shruti Box o dal ritmo dei sassi o dal triangolo, dalle poesie fatte leggere dal pubblico, questo personaggio provava a raccontare-suggerire un luogo fuori dal tempo. Durante la performance cantavo miei brani ma anche due melodie tratte dalle Folk Songs già interpretate da Cathy Berberian.
Parlaci del tuo album La via delle stelle. Musica e arte in questo caso cosa ci raccontano?
Per realizzare questo album ci sono voluti circa tre anni. Il tema è la Via Lattea che segue dal Cielo le vicissitudini del pianeta Terra. Inizialmente mi sono dedicata a tutta la parte musicale campionando suoni e lavorandoci su per un anno abbondante. Una volta assicuratami che questa parte fosse terminata, mi sono dedicata alle melodie delle voci. Ne ho composte parecchie creando cori e polifonie, quando ho deciso che tutto era pronto sono cominciate le registrazioni. In fase di registrazione ho cancellato parecchie delle melodie che avevo preparato, perché volevo evocare una sorta di “canto delle stelle”, desideravo che l’album evocasse grandi spazi e grandi silenzi, il senso dell’Infinito e di qualcosa di non controllabile, di sfuggente.
Gestiti un blog molto interessante dal nome Il ramo d’oro in cui parli di arte e cultura di tutto il mondo, cosa raccogli in queste pagine e chi ti legge?
Il mio blog è l’evoluzione di un passatempo che avevo da piccola. Raccoglievo in quei quadernoni che ci facevano comprare a scuola foto e notizie di tutto quello che mi colpiva e mi piaceva: musica, cinema, curiosità, misteri, moda… di tutto, la differenza è che con il blog rendo pubblico questo passatempo. Nelle statistiche che il blog segnala ho scoperto di avere moltissimi lettori negli Stati Uniti, meno dalla metà in Italia, poi in vari paesi Europei (perlopiù Spagna, Inghilterra, Francia) si avvicendano anche Cina, Brasile, Canada, Argentina, spessissimo le Filippine. Sorprendente!
La superstizione, quanto conta nell’arte e nella vita, qualche detto? Tieni sempre una pianta di sedano contro i malefici?
No, non ho piante di sedano, corni o ferri di cavallo... Fortunatamente non sono superstiziosa!
A quale tipo di pubblico riesci ad arrivare e che riscontri hai avuto finora? Un commento che ti è rimasto impresso?
Il pubblico che avvicino è vario: chi conosce i miei lavori da solista, solo dopo scopre i musicisti con cui ho lavorato e viceversa. Credo che dipenda dalla frammentazione dei generi e dalla mancanza di collegamenti fra un genere e l’altro, la musica ha varie nicchie, l’arte ne ha altrettante e non comunicano quasi mai. Il commento che mi è rimasto impresso è un commento divertente e risale a molti anni fa: una ragazza quando mi incontrò di persona mi disse che la mia voce faceva pensare che fossi molto grassa!
Come utilizzi i social network per la tua professione?
Sono mezzi irrinunciabili. Internet lo utilizzo tantissimo, ha liberato tutti gli artisti dal problema di trovare qualcuno che si occupi dei propri progetti. E’ utilissimo per divulgare e raccogliere informazioni, trovare altri artisti con cui collaborare. All’inizio avevo anche degli aiuti per le comunicazioni in lingua inglese, ultimamente mi occupo da sola anche di questo.
Quali sono ad oggi le soddisfazioni più grandi ottenute?
Una grande soddisfazione è notare che quello che propongo non passa inosservato. Non ho mai cercato il consenso, quindi mi fa doppiamente piacere sapere che c’è interesse verso i miei lavori.
Qualche concerto, mostra, evento che è stato più significativo di altri per la tua carriera e il ricordo di qualche artista col quale hai collaborato...
Non riesco a rispondere perché per me ogni collaborazione ha avuto caratteristiche peculiari, sono state tutte preziosissime.
Anche tu sei partita dal “centro del cerchio”? E dove sei arrivata?
In teoria siamo tutti partiti dal centro del cerchio, riguardo all’arrivo speriamo di non ritrovarci a ballare all’infinito come quello che danza nel cerchio delle fate…
Gli angeli esistono davvero?
Si!
Per maggiori informazioni:
www.katyasanna.it
http://ilramodoro-katyasanna.blogspot.it/
* Vito Camarretta (2014)
http://www.chaindlk.com/interviews/katya-sanna/
In earlier times, the so-called Milky Way was a celestial orientation reference for pilgrims who followed the direction of these bright stars to reach Santiago de Compostela. That’s why the Milky Way was also known as the way of the stars and Compostela itself is a Spanish word which means “the field of stars”. Rome-based polyhedral artist Katya Sanna was inspired by the intrinsic dual values of our galaxy (a terrestrial guide, but also an astral projection on our planet) on her new album “La Via Delle Stelle“, where she revolved around this astronomical concept taking on many different perspectives. She extolled our fascinating galaxy by embarking on a stylistically motley musical journey as well as an art installation, which represented the “landing” of the Milky Way on Planet Earth. We had a chat with this imaginative artist.
Chain D.L.K.: Hi Katya, first of all how are you?
Katya Sanna: I am fine! Spring is my favorite season!
Chain D.L.K.: It’s been a great pleasure to receive and listen to your last album “La Via Delle Stelle” [Italian for "The Star's Way"]…before speaking about that, would you introduce yourself to our readers?
Katya Sanna: What can I say? I am an artist who loves to recount stories and evoke suggestions by different artistic fields.
Chain D.L.K.: You are a really versatile artist… visual art, photography, poetry, fiction, embroidery… and music of course! How do you relate with each of these artistic fields?
Katya Sanna: I have a free approach, I would say anarchic, playful. I love to ignore established rules or the usual procedures and let an idea or inspiration or suggestion take shape. I often say that the artist works for the Art, the artist is only a medium.
Chain D.L.K.: What’s the leitmotiv which accompanies your different expressions?
Katya Sanna: I think that my approach is very irregular and uses each artistic field as a way to communicate a world and evoke atmospheres that seems abstract, even when I touch upon realistic topics.
Chain D.L.K.: Let’s retrace some of your past musical outputs… you begun in late ’80es…how do you remember those years? Which were your sources of inspiration and how did they change over the years?
Katya Sanna: Those years for me were the start of my projects and I was very curious to know and meet artists. I’ve always wanted to sing since I was a child, I have been listening to a lot of music, but was always attracted to unusual and brave artists. Immediately after art school I began to sing in a Renaissance music choir as soprano and as background singer in some bands in Rome. But after having bought Danielle Dax’s LP “Jesus Egg That Wep” I decided to record and publish my songs. It is interesting that who gave me the courage to begin has been Danielle Dax, that seems very far from me, but I think that her music, especially that LP, represents my constant preference to original and plucky artists very well.
Chain D.L.K.: You already made a covers record called “Grand Tour”… how come?
Katya Sanna: I received invitations to participate in a couple of tribute albums by two Italian musicians: Faust’O and Fabrizio De Andrè. After doing those two covers, I wanted to continue to record my version of some songs that I liked to sing. The title “Grand Tour” is a reference to the historical Grand Tour, the traditional trip of Europe, for my album is a trip of music.
Chain D.L.K.: Lyrics play a very important role in your music… they are often highly elegiac…. is there any specific song that your soul is unavoidably tied to?
Katya Sanna: Maybe “Aurore”: those lyrics portray the dawn, my favorite time of day, the early hours of the day, the transition from night to day when there is a beautiful light and when all must still happen.
Chain D.L.K.: The subject of many songs of yours seems to be the metamorphosis of feminine entities (Crownless Queen, Wolf Woman and so on)… is it a way of describing your own artistic mutations?
Katya Sanna: My lyrics are not autobiographical, I love to relate stories (true stories or taken from Cinema, Literature etc.) that influence or move me. They are only autobiographical in the way in which I play by my voice, words, music.
Chain D.L.K.: There are many references to “pagan” deities and other systems of beliefs… how do you define abstract concepts like “eternity”, “infinity” or “divine”? How do they influence your music?
Katya Sanna: My definitions is “The Elsewhere – a place other”. I think that we can imagine, we can build intellectual architectures about what the Eternity is, what is Divine, but factually we don’t know what it is, it can be outside or within us, it can be an illusion, remembrance, an expectation, a chance… so I think that all we can do is follow our own sensibility. I feel my music (and also my painting) in soaked in this “place other” maybe because I let the inspiration and the production run so freely.
Chain D.L.K.: Let’s speak about your brand new album… why “Via Lattea” [italian for "Milky Way"]?
Katya Sanna: I wanted to represent “the song of the stars” which follows from the sky and the vicissitudes of Planet Earth: two parallel movements, maybe talking. This has been the longest and most laborious work. The first part has been dedicated to sampling and processing of sounds and the realization of the music that depicts the great and deep spaces of the sky, after that I composed the melodies of the voices that depict the stars.
Chain D.L.K.: A key element of your music is the specific use of your own voice, but it seems that you prefer more abstract vocalizations than proper songs as if you were singing in a trance-like state… is that true?
Katya Sanna: I want that the voice is free from constraints, even when I sing lyrics, for this reason when singing the lyrics I disregard the meter changes that force me to read the lyrics in separate times.
Chain D.L.K.: On “La Via delle Stelle”, a release which can be easily appreciated for its remarkable heterogeneity, you go from sonorities which are closer to ritual and Renaissance musical styles to alternatively rhythmic noise… does it come from new things you are listening to? If so, what are you listening to?
Katya Sanna: Even though I love to listen to all kinds of music, even mainstream music, my inspirations have one primary matrix: The Beatles. If you listen to their albums you can find all kinds of music, and this is what I want for my projects. Even if it still is done my way, I want that each artwork has its own character, dynamics and possibly never repetitive.
Chain D.L.K.: Your album is connected to an art installation by the same name… could you explain that?
Katya Sanna: When I finished the work in the studio I began to think of expanding the idea of the album with an installation that portrays the Milky Way being projected-landed on Earth. The album represent the Milk Way that follows the Earth from the sky, with the installation I project the Milky Way here between us.
Chain D.L.K.: Besides the stunning use of your voice, you used a shruti box in “Via Lattea” as well… how did you approach that fascinating instrument?
Katya Sanna: Casually among ethnic instruments. I was struck by its beautiful sounds and simple aesthetics, so I bought it on ebay Delhi music store.
Chain D.L.K.: Someone described your last record as a sort of caprice… would you agree with that statement?
Katya Sanna: I have no opinion about the statement itself. I believe that is possible that my album seems a caprice because the “Milky Way” can seem too abstract, an odd topic, this kind of attitude is so personal and it should be respected.
Chain D.L.K.: How does Rome, the city you live in, influence your art?
Katya Sanna: I don’t believe that Rome as a city has had any influence on my art.
Chain D.L.K.: Any upcoming projects?
Katya Sanna: I want to complete this album: now I am working on a video, I would like to expand my art installation with videos as well.
Katya Sanna on the web at: www.katyasanna.it
New CD free streaming LA VIA DELLE STELLE
katyasanna.bandcamp.com/album/la-via-delle-stelle
Katya Sanna’s blog “Il Ramo D’Oro” dedicated to Myths, Legends, Traditions, Art:
ilramodoro-katyasannablogspot.com
* Mart Kawaii
http://www.scuoladiricamoaltamoda.it/1/katya_sanna_talento_e_passione_tra_canto_e_ricamo_pop_9918753.html
Katya Sanna,
talento e passione tra canto e ricamo pop
Succede, alle
volte, che il talento cambi forma, che si evolva e si dipani con disinvoltura e
sinuosità da un’arte all’altra. È quanto è successo a Katya Sanna, cantante e
abilissima ricamatrice contemporanea. Katya nasce a Narni e cresce tra Roma e
Civitavecchia per poi approdare a Ostia, dove oggi vive. La passione per la
musica e per il canto è cresciuta con lei quasi come la sua passione per la
letteratura e il mito, popolato di creature incantate e affascinanti come le
Muse, portatrici di arte e di saperi.
Katya ama definire
la sua formazione “multidisciplinare, quasi rinascimentale” e, stando a quanto
ci racconta, lo è stata per davvero. Si è diplomata all’Istituto D’Arte Di Roma
e frattanto ha seguito numerosi laboratori teatrali, corsi di danza creativa,
danze orientali, danze folkloristiche Israeliane (e potremmo continuare
ancora!), per poi approfondire lo studio della pittura su tessuto, legno,
vetro, e seguire lezioni di arazzo alla Scuola di Arti Ornamentali di Roma
E il ricamo? La
sua passione per il ricamo arriva in un secondo momento, dopo il canto, dopo la
pittura, ma l’ha completamente catturata. “Avevo visto dei ricami realizzati
con nastrini e perle e ho immediatamente deciso che volevo imparare, non mi
sono più fermata”, racconta.
E’ un fiume in
piena Katya che decide di seguire il corso Silk Ribbon alla Scuola di ricamo
Alta moda e successivamente il corso di ricamo Crochet de Lunéville tenuto da
Elisabeth Roulleau a Lione.
Un amore
improvviso e travolgente quello tra Katya e i ricami, come quei batticuori
adolescenziali che ti rapiscono e non ti lasciano più andare via, aprendoti gli
occhi e la mente come nient’altro era riuscito a fare prima.
“E’un’arte molto
più ricca e versatile di quanto si possa pensare – dice - E’ interessante
scoprire il ricamo come vera e propria arte contemporanea”.
Le creazioni di Katya molto spesso nascono senza un disegno prestabilito, semplicemente assecondando il flusso della fantasia. “Mi piace mescolare i punti, i fili, le perle, cordicelle e i nastri, per creare qualcosa di allegro, leggero, bizzarro, quasi fumettistico”.
Le creazioni di Katya molto spesso nascono senza un disegno prestabilito, semplicemente assecondando il flusso della fantasia. “Mi piace mescolare i punti, i fili, le perle, cordicelle e i nastri, per creare qualcosa di allegro, leggero, bizzarro, quasi fumettistico”.
Una delle arti più
antiche del mondo, il ricamo, trova tra le mani di Katya una nuova forma, più
pop e moderna. Attualmente sta lavorando ad un e-book dal titolo “Bambole”,
improntato interamente su una serie di figure quasi tutte femminili ispirate a
Leggy (una bambola dei primi anni settanta), ovviamente sapientemente e
giocosamente reinterpretate con i ricami.
La produzione
artistica di Katya e i suoi tanti progetti in ambito ricamo vanno sotto il nome
di ArtsBroderie, la sua dimensione: una sorta di laboratorio
artigianale in cui grazie al ricamo e alla versatilità del talento convivono
tecnica e creatività.
* Marta Mentasti (2014)
http://www.wsimagazine.com/it/diaries/report/musica/intervista-a-katya-sanna_20140404122716.html#.U0A_MKh_uSp
http://cronache24.it/cultura-e-spettacolo/item/5680-narni---intervista-a-katya-sanna-la-driade-dellarte
Intervista a Katya Sanna La Driade dell'Arte
Una donna così piena di sfumature che bambina era?
Delle due una: o sono nata vecchia o non sono mai cresciuta, perché ero come sono adesso: riservatissima, appassionata di musica, non quella per i bambini, disegnavo i vestiti che mia madre e la vicina di casa cucivano per me, mi piacevano l’arte, i documentari, il cinema – i primi due film che vidi al cinema furono Agente 007 - Una cascata di diamanti e Tutto a posto e niente in ordine di Lina Wertmüller; mi piaceva pattinare, la ginnastica artistica, e la bicicletta. Sono fiera, orgogliosa della mia famiglia davvero speciale che mi ha dato un’educazione assolutamente libera da regole e imposizioni.
Sei umbra come me, dove vivi ora? Come si manifestano le tracce delle tue origini nella tua arte?
Sono nata a Narni ma vissuta a Civitavecchia, Roma e infine Ostia. Narni ha sicuramente qualcosa di magico, carismatico, io credo che qualcosa mi abbia trasmesso, perché sono tornata appositamente a visitarla per vedere dove ero nata e mi è piaciuta tantissimo; devo dire che sono rimasta anche colpita dall’accoglienza calorosa che ho trovato.
Come nasce la tua passione per la musica?
E’ nata con me, quando si sente raccontare che sin da piccolissimi si riconosce quale sarà la propria passione o addirittura vocazione è vero, cantavo sempre e avevo sempre con me il mangiadischi, inoltre ho cominciato a comprare dischi prestissimo.
Suoni degli strumenti, canti, componi, raccontaci di te.
Non ho mai studiato canto e purtroppo non ho avuto la possibilità di studiare musica, ma sono riuscita a prendere qualche lezione di pianoforte e ho cantato in un coro di polifonia rinascimentale: devo dire che queste due esperienze anche se brevi mi hanno aiutato comunque. Come strumento suono lo Shruti Box, uno strumento della tradizione musicale indiana che crea atmosfere suggestive e perfette per cantare. Riguardo alla composizione non seguo una linea prestabilita, posso partire da una linea vocale o avere delle musiche create al computer campionando suoni. Posso essere ispirata da un suono o da un testo o da un’immagine. Decido di registrare solo quando il brano è ben definito.
Per la musica e non solo, trovi ispirazione nella mitologia greca, spiegaci meglio questa tua passione.
Direi mitologia di tutto il mondo, non solo quella greca. Più che una passione credo sia una fascinazione: si comincia leggendo fiabe, favole, leggende e ci si ritrova in biblioteche a cercare informazioni su divinità dell’altro capo del mondo.
Raccontaci un mito o una leggenda che senti molto vicini a te.
Mi piace il Dreamtime, mitologia australiana, il senso di sacralità per ogni cosa ci circondi, la rete di connessioni fra tutti gli esseri umani, animali, piante, pietre. Poi c’è la leggenda del Cerchio delle Fate che mi piace tantissimo: pare che le fate abbiano l’abitudine di danzare in cerchio accompagnate da una musica che può attirare chiunque passi nelle vicinanze; però una volta iniziato a danzare con le fate si perde completamente la percezione del tempo con il risultato che le fate smettono di danzare e se ne vanno e il malcapitato rimarrà in eterno a ballare da solo a meno che un amico tenendo un piede fuori dal cerchio non lo afferri e lo porti via.
Dal jazz all’heavy metal, come fai a spaziare tra generi così diversi e come reinterpreti le regole della musica e della metrica?
Mi avvicino alla musica con curiosità, tendenzialmente mi piace mettermi alla prova in ambientazioni che possono essere lontane dai miei gusti, ma mi allontano anche perché penso si debba avere la lucidità di non forzare la mano, io credo che per quanto possiamo essere duttili non possiamo fare tutto o dare sempre il meglio di noi. Le regole della metrica le ho sempre serenamente ignorate, voglio che il mio canto sia libero di esprimersi e se è necessario spezzo le parole o cambio gli accenti modificando notevolmente il suono della lingua italiana; spesso si creano sonorità inedite, anche se questo costringe l’ascoltatore a dover leggere il testo indipendentemente dall’ascolto del brano.
Come si fondono insieme musica e parole, note, immagini e poesia?
Sono fonte di ispirazione. Un particolare può incuriosirmi tanto da ricercarne la storia o crearne una nuova. E’ un rimando di suggestioni che mi colpiscono emotivamente e lascio che tutto questo produca qualcosa. Io, in quanto artista, sento di avere il dovere di seguire e realizzare concretamente quello che parte dall’ispirazione. Penso sempre che l’artista sia il mezzo che l’Arte usa per manifestarsi, diciamo che l’artista è l’operaio della Musa.
Leggendo la tua biografia mi è tornato alla mente il film francese Le ricamatrici: tu sei anche esperta di ricamo, che tipo di manualità e di spirito serve per praticarlo? Riesci a ricamare anche le note su uno spartito come fili su un telaio?
Bellissimo film! Ho avuto modo di rivederlo proprio in occasione del corso di ricamo Luneville a Lione. Il ricamo è una scoperta recente che mi ha sorpreso per come sia versatile e creativo e per niente noioso, non l’ho più lasciato, tanto che sto abbandonando la pittura proprio per dedicarmi esclusivamente a questa disciplina. Similmente alla musica il lavoro su un ricamo può essere associato al lavoro in sala di registrazione dove la tecnica e la creatività possono mescolarsi.
La danza. Cosa rappresenta nella tua vita professionale e privata. Il potere del corpo, parlacene.
Il potere del corpo è la definizione giusta. Non sono una ballerina, il mio approccio alla danza è assolutamente personale. Ho iniziato durante gli anni in cui frequentavo l’Istituto d’Arte, quando bazzicavo laboratori teatrali e ho continuato sempre per curiosità e cultura personale.
Con la tua performance live L’approdo hai vinto il Premio Alda Merini al Rom'Art Independent Festival, ce la puoi descrivere?
La performance era allestita in spazi piccoli illuminati solo da poche candele a forma di fiori. Ho immaginato un personaggio (nel caso specifico una donna perché ero io a interpretarla) che arrivava da un luogo indefinito con un bagaglio di poche cose come pietre, ramoscelli dorati, spirali, fiori. Con il canto accompagnato dallo Shruti Box o dal ritmo dei sassi o dal triangolo, dalle poesie fatte leggere dal pubblico, questo personaggio provava a raccontare-suggerire un luogo fuori dal tempo. Durante la performance cantavo miei brani ma anche due melodie tratte dalle Folk Songs già interpretate da Cathy Berberian.
Parlaci del tuo album La via delle stelle. Musica e arte in questo caso cosa ci raccontano?
Per realizzare questo album ci sono voluti circa tre anni. Il tema è la Via Lattea che segue dal Cielo le vicissitudini del pianeta Terra. Inizialmente mi sono dedicata a tutta la parte musicale campionando suoni e lavorandoci su per un anno abbondante. Una volta assicuratami che questa parte fosse terminata, mi sono dedicata alle melodie delle voci. Ne ho composte parecchie creando cori e polifonie, quando ho deciso che tutto era pronto sono cominciate le registrazioni. In fase di registrazione ho cancellato parecchie delle melodie che avevo preparato, perché volevo evocare una sorta di “canto delle stelle”, desideravo che l’album evocasse grandi spazi e grandi silenzi, il senso dell’Infinito e di qualcosa di non controllabile, di sfuggente.
Gestiti un blog molto interessante dal nome Il ramo d’oro in cui parli di arte e cultura di tutto il mondo, cosa raccogli in queste pagine e chi ti legge?
Il mio blog è l’evoluzione di un passatempo che avevo da piccola. Raccoglievo in quei quadernoni che ci facevano comprare a scuola foto e notizie di tutto quello che mi colpiva e mi piaceva: musica, cinema, curiosità, misteri, moda… di tutto, la differenza è che con il blog rendo pubblico questo passatempo. Nelle statistiche che il blog segnala ho scoperto di avere moltissimi lettori negli Stati Uniti, meno dalla metà in Italia, poi in vari paesi Europei (perlopiù Spagna, Inghilterra, Francia) si avvicendano anche Cina, Brasile, Canada, Argentina, spessissimo le Filippine. Sorprendente!
La superstizione, quanto conta nell’arte e nella vita, qualche detto? Tieni sempre una pianta di sedano contro i malefici?
No, non ho piante di sedano, corni o ferri di cavallo... Fortunatamente non sono superstiziosa!
A quale tipo di pubblico riesci ad arrivare e che riscontri hai avuto finora? Un commento che ti è rimasto impresso?
Il pubblico che avvicino è vario: chi conosce i miei lavori da solista, solo dopo scopre i musicisti con cui ho lavorato e viceversa. Credo che dipenda dalla frammentazione dei generi e dalla mancanza di collegamenti fra un genere e l’altro, la musica ha varie nicchie, l’arte ne ha altrettante e non comunicano quasi mai. Il commento che mi è rimasto impresso è un commento divertente e risale a molti anni fa: una ragazza quando mi incontrò di persona mi disse che la mia voce faceva pensare che fossi molto grassa!
Come utilizzi i social network per la tua professione?
Sono mezzi irrinunciabili. Internet lo utilizzo tantissimo, ha liberato tutti gli artisti dal problema di trovare qualcuno che si occupi dei propri progetti. E’ utilissimo per divulgare e raccogliere informazioni, trovare altri artisti con cui collaborare. All’inizio avevo anche degli aiuti per le comunicazioni in lingua inglese, ultimamente mi occupo da sola anche di questo.
Quali sono ad oggi le soddisfazioni più grandi ottenute?
Una grande soddisfazione è notare che quello che propongo non passa inosservato. Non ho mai cercato il consenso, quindi mi fa doppiamente piacere sapere che c’è interesse verso i miei lavori.
Qualche concerto, mostra, evento che è stato più significativo di altri per la tua carriera e il ricordo di qualche artista col quale hai collaborato...
Non riesco a rispondere perché per me ogni collaborazione ha avuto caratteristiche peculiari, sono state tutte preziosissime.
Anche tu sei partita dal “centro del cerchio”? E dove sei arrivata?
In teoria siamo tutti partiti dal centro del cerchio, riguardo all’arrivo speriamo di non ritrovarci a ballare all’infinito come quello che danza nel cerchio delle fate…
Gli angeli esistono davvero?
Si!
Per maggiori informazioni:
www.katyasanna.it
http://ilramodoro-katyasanna.blogspot.it/
* Vito Camarretta (2014)
http://www.chaindlk.com/interviews/katya-sanna/
In earlier times, the so-called Milky Way was a celestial orientation reference for pilgrims who followed the direction of these bright stars to reach Santiago de Compostela. That’s why the Milky Way was also known as the way of the stars and Compostela itself is a Spanish word which means “the field of stars”. Rome-based polyhedral artist Katya Sanna was inspired by the intrinsic dual values of our galaxy (a terrestrial guide, but also an astral projection on our planet) on her new album “La Via Delle Stelle“, where she revolved around this astronomical concept taking on many different perspectives. She extolled our fascinating galaxy by embarking on a stylistically motley musical journey as well as an art installation, which represented the “landing” of the Milky Way on Planet Earth. We had a chat with this imaginative artist.
Chain D.L.K.: Hi Katya, first of all how are you?
Katya Sanna: I am fine! Spring is my favorite season!
Chain D.L.K.: It’s been a great pleasure to receive and listen to your last album “La Via Delle Stelle” [Italian for "The Star's Way"]…before speaking about that, would you introduce yourself to our readers?
Katya Sanna: What can I say? I am an artist who loves to recount stories and evoke suggestions by different artistic fields.
Chain D.L.K.: You are a really versatile artist… visual art, photography, poetry, fiction, embroidery… and music of course! How do you relate with each of these artistic fields?
Katya Sanna: I have a free approach, I would say anarchic, playful. I love to ignore established rules or the usual procedures and let an idea or inspiration or suggestion take shape. I often say that the artist works for the Art, the artist is only a medium.
Chain D.L.K.: What’s the leitmotiv which accompanies your different expressions?
Katya Sanna: I think that my approach is very irregular and uses each artistic field as a way to communicate a world and evoke atmospheres that seems abstract, even when I touch upon realistic topics.
Chain D.L.K.: Let’s retrace some of your past musical outputs… you begun in late ’80es…how do you remember those years? Which were your sources of inspiration and how did they change over the years?
Katya Sanna: Those years for me were the start of my projects and I was very curious to know and meet artists. I’ve always wanted to sing since I was a child, I have been listening to a lot of music, but was always attracted to unusual and brave artists. Immediately after art school I began to sing in a Renaissance music choir as soprano and as background singer in some bands in Rome. But after having bought Danielle Dax’s LP “Jesus Egg That Wep” I decided to record and publish my songs. It is interesting that who gave me the courage to begin has been Danielle Dax, that seems very far from me, but I think that her music, especially that LP, represents my constant preference to original and plucky artists very well.
Chain D.L.K.: You already made a covers record called “Grand Tour”… how come?
Katya Sanna: I received invitations to participate in a couple of tribute albums by two Italian musicians: Faust’O and Fabrizio De Andrè. After doing those two covers, I wanted to continue to record my version of some songs that I liked to sing. The title “Grand Tour” is a reference to the historical Grand Tour, the traditional trip of Europe, for my album is a trip of music.
Chain D.L.K.: Lyrics play a very important role in your music… they are often highly elegiac…. is there any specific song that your soul is unavoidably tied to?
Katya Sanna: Maybe “Aurore”: those lyrics portray the dawn, my favorite time of day, the early hours of the day, the transition from night to day when there is a beautiful light and when all must still happen.
Chain D.L.K.: The subject of many songs of yours seems to be the metamorphosis of feminine entities (Crownless Queen, Wolf Woman and so on)… is it a way of describing your own artistic mutations?
Katya Sanna: My lyrics are not autobiographical, I love to relate stories (true stories or taken from Cinema, Literature etc.) that influence or move me. They are only autobiographical in the way in which I play by my voice, words, music.
Chain D.L.K.: There are many references to “pagan” deities and other systems of beliefs… how do you define abstract concepts like “eternity”, “infinity” or “divine”? How do they influence your music?
Katya Sanna: My definitions is “The Elsewhere – a place other”. I think that we can imagine, we can build intellectual architectures about what the Eternity is, what is Divine, but factually we don’t know what it is, it can be outside or within us, it can be an illusion, remembrance, an expectation, a chance… so I think that all we can do is follow our own sensibility. I feel my music (and also my painting) in soaked in this “place other” maybe because I let the inspiration and the production run so freely.
Chain D.L.K.: Let’s speak about your brand new album… why “Via Lattea” [italian for "Milky Way"]?
Katya Sanna: I wanted to represent “the song of the stars” which follows from the sky and the vicissitudes of Planet Earth: two parallel movements, maybe talking. This has been the longest and most laborious work. The first part has been dedicated to sampling and processing of sounds and the realization of the music that depicts the great and deep spaces of the sky, after that I composed the melodies of the voices that depict the stars.
Chain D.L.K.: A key element of your music is the specific use of your own voice, but it seems that you prefer more abstract vocalizations than proper songs as if you were singing in a trance-like state… is that true?
Katya Sanna: I want that the voice is free from constraints, even when I sing lyrics, for this reason when singing the lyrics I disregard the meter changes that force me to read the lyrics in separate times.
Chain D.L.K.: On “La Via delle Stelle”, a release which can be easily appreciated for its remarkable heterogeneity, you go from sonorities which are closer to ritual and Renaissance musical styles to alternatively rhythmic noise… does it come from new things you are listening to? If so, what are you listening to?
Katya Sanna: Even though I love to listen to all kinds of music, even mainstream music, my inspirations have one primary matrix: The Beatles. If you listen to their albums you can find all kinds of music, and this is what I want for my projects. Even if it still is done my way, I want that each artwork has its own character, dynamics and possibly never repetitive.
Chain D.L.K.: Your album is connected to an art installation by the same name… could you explain that?
Katya Sanna: When I finished the work in the studio I began to think of expanding the idea of the album with an installation that portrays the Milky Way being projected-landed on Earth. The album represent the Milk Way that follows the Earth from the sky, with the installation I project the Milky Way here between us.
Chain D.L.K.: Besides the stunning use of your voice, you used a shruti box in “Via Lattea” as well… how did you approach that fascinating instrument?
Katya Sanna: Casually among ethnic instruments. I was struck by its beautiful sounds and simple aesthetics, so I bought it on ebay Delhi music store.
Chain D.L.K.: Someone described your last record as a sort of caprice… would you agree with that statement?
Katya Sanna: I have no opinion about the statement itself. I believe that is possible that my album seems a caprice because the “Milky Way” can seem too abstract, an odd topic, this kind of attitude is so personal and it should be respected.
Chain D.L.K.: How does Rome, the city you live in, influence your art?
Katya Sanna: I don’t believe that Rome as a city has had any influence on my art.
Chain D.L.K.: Any upcoming projects?
Katya Sanna: I want to complete this album: now I am working on a video, I would like to expand my art installation with videos as well.
Katya Sanna on the web at: www.katyasanna.it
New CD free streaming LA VIA DELLE STELLE
katyasanna.bandcamp.com/album/la-via-delle-stelle
Katya Sanna’s blog “Il Ramo D’Oro” dedicated to Myths, Legends, Traditions, Art:
ilramodoro-katyasannablogspot.com
* Mart Kawaii
Katya
Sanna is the singer/songwriter who won the Band of The Week contest last week.
Heading from Narni, Italy and endowed with a four octave range, she composes
music inspired by the Ancient and Medieval world with lyrics making references
to myths and legends. However, her music is very diverse and she enjoys
exploring different genres.
“Black
is the color” for example is a classic <edieval almost acapella song, that
resembles something that Lisa Gerard would compose, while “Una suite su Urano”
sounds like experimental and expressive dark ambient work.
In 2009
Katya issued the CD “Grand Tour” – with her version of songs of The Beatles,
Fabrizio De Andrè, Peter Gabriel, Kate Bush, Tori Amos and more. In 2010 she
participated at the “Rom’Art Independent Festival” winning the “Alda Merini
Award” for her live performance “The Landing” .
Katya is
multi-talented and dedicated to other arts besides music. Committed
embroideress, multimedia artist and painter she received the European award
“Art Golden Card”. She’s also the author of the fantasy trilogy “Le Chant De
L’Ange” hosted by “Il baco del millennio” di Radio RaiUno and manages a blog
dedicated to myths, legends, traditions and art.
In
December 2013 she released her new album “La Via delle Stelle”, my favorite
song from which is the noisy and abstract “Anomalocaride”.
Here’s
what else Katya said in an interview for Flowers In A Gun:
Katya
your music sounds Medieval and reminds me a little bit to Dead Can Dance, how
did you choose the genre you’re working on right now?
- I have
always loved the Ancient music, in fact before starting to produce my own music
I sang in a Renaissance music choir as soprano. About the genre of my
music- it is not a choice but a
spontaneous effect of my liking for simple, essential structures.
You’re
also a paintress and a writer. What came first the music, the words or the
images?
- I
think these worlds come in a parallel – there is not an order, instead as
inspiration an image or colors are often the main suggestions.
Tell me
something more about your paintings?
- As I
just mentioned a suggestion came from a particular sound or image can engender
a theme a synthesis. My paintings are a synthesis of a metaphysical spheres
like a description of a big universe hidden in small details.
What about
the writings?
- I want
to be free when I write or sing my lyrics without having the obligation to
comply with the accents and the metric, in this way singing rises new sounds.
Where do
you gather inspiration from?
- I
write my interpretations of stories that affect me from real life but also from
cinema or literature.
Do you
sing on English or only on Italian?
- I sing
in Italian, English, French and also in Sanskrit.
How many
albums did you put out so far?
- Fourteen.
My first solo work dates back to 1988, but is right to add the many productions
with other artists.
Where we
can hear you perform?
- I have
not planned concerts but there is an ongoing exhibit of the installation art
that I have realized connected to the CD “La Via Delle Stelle”(Way of Stars)
which represents the Milky Way landed on earth.
Which is
your favorite myth or legend?
- I
don’t think I have a favorite one. I like their strength and eternal presence.
More
about Katya Sanna can be found on her SoundCloud and Reverbnation pages, as
well as on Facebook and her official page
* Valerio D’Onofrio
http://www.psycanprog.com/interviste/intervista-katya-sanna/
(2014)
Artista poliedrica, musicista, pittrice, scrittrice, poeta e decoratrice. Parliamo con Katya Sanna della sua sorprendente e poco conosciuta carriera musicale.
Ho ascoltato da poco, pe la prima volta, un cd di Katya Sanna, per la precisione il su ultimo lavoro, La Via delle Stelle. Devo ammettere che è stata davvero una piacevole sorpresa conoscere un’artista dotata di grande fantasia, di una straordinaria voce e capace allo stesso tempo di proporre una musica elettronica che crea grandi emozioni senza mai essere banale o commerciale. I suoi interessi spaziano dalla musica, pittura, poesia e narrativa. Ecco una sua presentazione: cantante vocalista compositrice di melodie e armonie che spaziano da atmosfere elettroniche, etniche, ma anche romantiche e rarefatte. I testi dei suoi brani spesso sono ispirati da temi letterari, come la sua ricerca su fiabe, miti, leggende di tutto il mondo. Oltre a realizzare lavori solistici ha collaborato con artisti dalla cultura diversa attraversando così molti generi: colonne sonore, jazz, musica antica, heavy metal, progetti multimediali di musica arte visiva e poesia. Ha lavorato all’organizzazione di allestimenti di mostre di arte contemporanea, ha frequentato stage per costumista negli studi televisivi di RAI1. Come pittrice fra le esposizioni ricordiamo: Palazzo delle Esposizioni di Roma, RossoCinabro di Roma, Red Gate Gallery di Londra, Atelier Gustave di Montparnasse Parigi (Francia), Ambasciata della Repubblica, Araba d’Egitto di Roma, Galleria Geraldes Da Silva di Porto e Casa della Cultura Santa Cruz, Madeira (Portogallo), Vinyl Art Show nei locali del Hoodlums Records a Tempe (Arizona-US), Palacongressi di Agrigento Mostra Internazionale d’arte moderna e contemporanea, “Agrigento Arte-Segnali del Tempo”. E’ anche autrice della trilogia fantasy “Le Chant De L’Ange” presentata su “Il baco del millennio” di Rai Radio1. Nel 2009 ha pubblicato 2 album: il cd di poesie “Impronte di Calliope”, e “Grand Tour” dove rilegge e reinterpreta brani di The Beatles, Fabrizio De Andrè, Peter Gabriel, Kate Bush, Tori Amos, David Sylvian, Joan Baez-Ennio Morricone, Faust’O, ed un omaggio a Cathy Berberian. Nel 2010 partecipa al “Rom’Art Independent Festival” con la sua performance live “L’approdo” vincendo il “Premio Alda Merini” per il suo contenuto emotivo ed evocativo per la forza espressiva e la pura capacità di associare sonorità distanti dall’abitudinarietà del presente. A Dicembre 2013 pubblica il nuovo CD “La Via delle Stelle”.
Artista poliedrica, musicista, pittrice, scrittrice, poeta e decoratrice. Parliamo con Katya Sanna della sua sorprendente e poco conosciuta carriera musicale.
Ho ascoltato da poco, pe la prima volta, un cd di Katya Sanna, per la precisione il su ultimo lavoro, La Via delle Stelle. Devo ammettere che è stata davvero una piacevole sorpresa conoscere un’artista dotata di grande fantasia, di una straordinaria voce e capace allo stesso tempo di proporre una musica elettronica che crea grandi emozioni senza mai essere banale o commerciale. I suoi interessi spaziano dalla musica, pittura, poesia e narrativa. Ecco una sua presentazione: cantante vocalista compositrice di melodie e armonie che spaziano da atmosfere elettroniche, etniche, ma anche romantiche e rarefatte. I testi dei suoi brani spesso sono ispirati da temi letterari, come la sua ricerca su fiabe, miti, leggende di tutto il mondo. Oltre a realizzare lavori solistici ha collaborato con artisti dalla cultura diversa attraversando così molti generi: colonne sonore, jazz, musica antica, heavy metal, progetti multimediali di musica arte visiva e poesia. Ha lavorato all’organizzazione di allestimenti di mostre di arte contemporanea, ha frequentato stage per costumista negli studi televisivi di RAI1. Come pittrice fra le esposizioni ricordiamo: Palazzo delle Esposizioni di Roma, RossoCinabro di Roma, Red Gate Gallery di Londra, Atelier Gustave di Montparnasse Parigi (Francia), Ambasciata della Repubblica, Araba d’Egitto di Roma, Galleria Geraldes Da Silva di Porto e Casa della Cultura Santa Cruz, Madeira (Portogallo), Vinyl Art Show nei locali del Hoodlums Records a Tempe (Arizona-US), Palacongressi di Agrigento Mostra Internazionale d’arte moderna e contemporanea, “Agrigento Arte-Segnali del Tempo”. E’ anche autrice della trilogia fantasy “Le Chant De L’Ange” presentata su “Il baco del millennio” di Rai Radio1. Nel 2009 ha pubblicato 2 album: il cd di poesie “Impronte di Calliope”, e “Grand Tour” dove rilegge e reinterpreta brani di The Beatles, Fabrizio De Andrè, Peter Gabriel, Kate Bush, Tori Amos, David Sylvian, Joan Baez-Ennio Morricone, Faust’O, ed un omaggio a Cathy Berberian. Nel 2010 partecipa al “Rom’Art Independent Festival” con la sua performance live “L’approdo” vincendo il “Premio Alda Merini” per il suo contenuto emotivo ed evocativo per la forza espressiva e la pura capacità di associare sonorità distanti dall’abitudinarietà del presente. A Dicembre 2013 pubblica il nuovo CD “La Via delle Stelle”.
- Ciao Katya, è un
vero piacere conoscerti. Dalla tua biografia leggo che sei un'artista davvero
poliedrica. Oltre alla musica, di cui
parleremo, ti occupi in particolare anche di pittura, di narrativa e di poesia.
Puoi raccontarci quando hai iniziato a capire che questa tua passione sarebbe
diventata anche il tuo lavoro?
Non si tratta né di un lavoro né di una passione, ma di
un’esigenza che è nata con me e che mi ha accompagnato sempre, e più andavo
avanti più trovavo arti che mi incuriosivano e con cui volevo provarmi.
- Le tue esperienze
musicali iniziano già verso la fine degli anni ottanta per proseguire fino ad
oggi col tuo ultimo lavoro La Via delle Stelle, che ritengo un notevolissimo
esempio di musica elettronica colta e innovativa. Che evoluzione ha avuto la
tua musica in questi venti anni?
Ma è davvero così colta? J Comunque spero che si sia evoluta in qualità, perché
per ogni nuovo lavoro il mio approccio è sempre lo stesso: realizzare dei
progetti a tema inserendo ogni volta suoni e suggestioni differenti come un
viaggio a tappe.
- I testi si
riferiscono a temi letterari, fiabe, miti e leggende di tutto il mondo. Perché
questa scelta?
Aggiungerei anche Cinema. Riguardo alle fiabe e i miti mi
piacciono per quell’atmosfera misteriosa che conservano, storie che arrivano a
noi attraversando il tempo mantenendo la loro forza, è molto suggestivo il
fatto che uniscono culture e popolazioni diverse come un’unica memoria che ci
accomuna tutti.
- Quali sono le tue
influenze o i tuoi artisti preferiti? In particolare nella musica elettronica
hai dei punti di riferimento particolari?
Ci sono molti artisti che mi piacciono o a cui mi sono
appassionata negli anni. In linea di massima alla base c’è una notevole
fascinazione per la musica antica, Pink Floyd, i primi album di Peter Gabriel,
ma se devo pensare a chi mi ha davvero influenzato e che tutt’ora determina le
mie scelte il solo nome che mi viene in mente è quello dei Beatles, ogni loro
album era diverso dal precedente, non c’è un brano che somigli all’altro, mi
piace l’uso delle voci, il loro atteggiamento verso la musica e ogni volta
sperimentare inventare. Da bambina comprai anche un bellissimo libro dove è
descritto bene il loro lavoro in sala di registrazione, molto interessante. Poi
c’è “Jesus Egg That Wept” un mini album di Danielle Dax, registrato con un 4
tracce, quando lo ascoltai mi piacque tantissimo e mi diede il coraggio per
iniziare a registrare il mio primo lavoro.
- La musica che
proponi nel tuo ultimo album è certamente di nicchia, sei contenta del
risultato?
Si J
E’ stato un lavoro lungo, 3-4 anni: la prima parte a casa a lavorare sui suoni
e creare le basi poi a mi sono dedicata alle voci e una volta pronte sono
andata in sala di registrazione a registrare, e anche lì il lavoro è stato
laborioso. Alla fine il risultato corrisponde quello che volevo, sono contenta J
- Hai avuto anche
vari collaborazioni con grandi artisti, puoi dirci quale di queste ti ha
maggiormente segnato artisticamente?
Non lo so, mi fa piacere che siano tutte diverse tra di
loro e tutte interessanti soprattutto perché sono state sempre l’incastro di
personalità distinte e forti del proprio carattere e del proprio stile.
- Sei dotata di una
voce davvero eccezionale, nonostante ciò La Via delle Stelle è prevalentemente
strumentale e questo ti fa onore.
Inizialmente alcune parti vocali erano più ricche,
corali, ma quello che volevo descrivere era un’ambientazione che evocasse
grandi spazi, grandi distanze, anche silenzi, e per ottenere questo in sala di
registrazione ho tagliato grandi porzioni di voci senza pietà e senza
ripensamenti J
- Cosa hai in
programma per il tuo futuro prossimo?
Attualmente sto partecipando con due miei quadri alla
mostra "OpenARTmarket" alla Fonderia delle Arti di Roma, poi sto
valutando dove esporre l’installazione connessa a “La Via Delle Stelle”.
Riguardo al musica credo passerà un po’ prima di ritornare a registrare ma c’è
un progetto che voglio realizzare da tanto tempo: la mia versione delle “Folk
Songs” di Cathy Berberian e Luciano Berio, una mia versione di "Black is
the color" l’ho già inserita nel
precedente cd “Grand Tour”, devo solo proseguire J
* Intervista di Enrico Pietrangeli su Love Peace and Bike
http://www.mixcloud.com/enricopietrangeli5/love-peace-and-bike-puntata-numero-51/
* Eleonora Carrano
Siamo sempre qui
nella nostra biblioteca, che ormai è diventata un po’ la mia dimora fissa, ma
oggi non sono da sola, ma in compagnia della giovane autrice Katya Sanna per
presentare la sua trilogia Le Chant de l’Ange, disponibile gratuitamente
online.
- Prima di tutto,
Katya, puoi presentarti agli ospiti dell’Isola?
Come artista ho sempre amato utilizzare le varie arti
(musica, pittura, arti decorative, poesia) sia come mezzo espressivo sia come
mezzo per esplorare le tante culture del
nostro mondo, mi interessano anche i miti e leggende le tradizioni ed il mio
blog http://ilramodoro-katyasanna.blogspot.it/ è dedicato a questo.
- Come è nato “Le
Chant de l’Ange”?
È una storia che avevo in mente da sempre e prima di
scrivere la trilogia vera e propria l’ho raccontata in vari modi sia attraverso
i quadri o tavole grafiche, sia attraverso i testi di alcune canzoni. È
successo che nella Primavera del 2001 fui immobilizzata da una fortissima
tallonite che non mi ha permesso di camminare per quasi 2 mesi, e così per passare
il tempo mi sono seduta al computer ed ho scritto tutto d’un fiato la storia: è
letteralmente sgorgata da sola, era già pronta. In Autunno terminai il romanzo
e poco dopo completai la trilogia con le due raccolte di racconti brevi “Coloro
che partirono dal centro del cerchio” e “L’Esodo”.
- Ho notato la
scelta del francese per il titolo sia del racconto, sia nei capitoli. C’è una
ragione particolare?
Non così particolare, è fondamentalmente una scelta
estetica.
- Ci sono state
delle fonti che hanno ispirato la tua opera? Se sì, a quali autori hai fatto
prevalentemente riferimento?
In realtà no, non ci sono né autori né riferimenti
letterari. Il vero riferimento che ho preso in considerazione quando scrivevo
erano i cartoni animati giapponesi tipo “Capitan Harlock” o “Lady Oscar”:
volevo dare alla mia storia quella dinamicità ed anche una certa leggerezza
data dai dialoghi, che da soli dovevano descrivere i personaggi e le
situazioni.
- Ho trovato anche
una similitudine con un contesto religioso di tipo cristiano. L’antagonista
Xantyan, mi ricorda un po’ Lucifero cacciato dal paradiso perché voleva
prendere il posto di Dio. Certo, nel tuo caso semplicemente ha deciso di
andarsene e creare un suo regno. Del resto anche i nomi presenti (Gabriel,
Michael, Raphael e la stessa voce narrante, Uriel), sono nomi di angeli. Sono
forse in errore?
Non è un riferimento esclusivamente Cristiano, o
esclusivamente religioso. “L’Antagonista” è l’elemento con cui tutti abbiamo a
che fare sotto molti punti di vista: l’incontro con “L’Antagonista” fa emergere
la natura più profonda di noi stessi.
- Il titolo
significa letteralmente “il canto dell’angelo”. Tu credi negli angeli?
Sì, ma da come si legge nella mia storia, sia nel romanzo
che nei racconti connessi, gli angeli descritti da me non sono troppo
“tradizionali”: Uriel, nel racconto “L’Arciere”, è un tipo eccentrico, molto
simpatico, un inventore. Nel racconto “I Dormienti”, Gabriel è determinato,
autorevole, fa quasi paura. Vedo gli angeli come i tutori dell’Armonia dell’Universo.
- Essendo anche io
una persona che ama scrivere, ho la tendenza a mettere una parte di me stessa
almeno in uno dei personaggi. Quale è il personaggio che ti rispecchia
maggiormente? E perché?
In quanto autrice credo che di me ci sia fondamentalmente
la linea narrativa veloce che si muove tra chiari scuri intensi, atmosfere
oniriche e simboliche, ma anche una
certa ironia.
- Un altro elemento
che ho trovato molto frequente è quello che riguarda la musica, il canto e in
generale diverse forme d’arte (la danza, la pittura e così via). Tra le altre
cose ho notato che anche tu sei una musicista: perché non ci parli un po’
dell’importanza che la musica ha per te e che ha avuto per il tuo romanzo?
Per me la musica è centrale nella mia vita non solo ne
“Le Chant De L’Ange”, la musica-l’Arte sono già divinità in sé: l’Arte è
misteriosa e fluisce da sé, gli artisti sono tali quando riescono a coglierla
ed a riproporla con i proprio mezzi.
Ringrazio Katya di
essere stata con noi e di averci fatto conoscere Le Chant De L’Ange con questa
intervista corredata dai suoi disegni Vi ricordiamo ancora una volta il suo
blog http://katyasannalechantdelange.blogspot.it
Buona Lettura.
KeiLeela
* Andrea Turetta (2009)
- Cantante vocalista dotata di un estensione di
quattro ottave compositrice di melodie e armonie che spaziano da atmosfere
elettroniche, etniche, ma anche romantiche e rarefatte. I testi dei suoi brani
spesso sono ispirati da temi letterari, come la sua ricerca su fiabe, miti,
leggende di tutto il mondo. Oltre a realizzare lavori solistici ama moltissimo
collaborare con altri artisti dalla cultura diversa attraversando così molti
generi: colonne sonore, jazz, musica antica, heavy metal, progetti multimediali
di musica arte visiva e poesia. Nel 2009 come poetessa pubblicato il cd
“Impronte di Calliope” mentre il suo nuovo album come cantante è “Grand Tour”
dove rilegge e reinterpreta brani di The Beatles, Fabrizio De Andrè, Peter Gabriel,
Kate Bush, Tori Amos, David Sylvian, Joan Baez-Ennio Morricone, Faust’O, ed
omaggia Cathy Berberian. Di seguito, l’intervista…
Com’è avvenuta la selezione dei brani da
inserire in “Grand Tour”?
- L’idea di un cd di cover è nata mentre realizzavo la
mia versione di “Exhibition of Love” per il tributo a Faust’O “Dentro questi
specchi”; inizialmente era un elenco di brani più lungo, poi andando avanti con
il lavoro ho deciso di dare una connotazione più scarna con brani eseguiti con
la sola voce e di conseguenza ho eliminato diversi titoli.
- Quando si ripropongono dei brani portati al
successo da altri artisti, c’è un po’ il timore per come potranno poi essere
considerati dal pubblico, nella nuova veste?
Non si ha timore se si considera la nuova versione come una nuova lettura
realizzata e pensata da un altro punto di vista, se invece si vuole emulare
l’originale allora il lavoro non ha senso e la partita è persa in partenza.
- Kate Bush e Cathy Barberian, sono le tue
artiste preferite, non a caso i loro pezzi quindi aprono e chiudono questo tuo
album…
Sì, le loro voci sono eccezionali, a parte la capacità tecnica che è
palese, sono ricchissime di sfumature versatili, è un piacere ascoltarle.
Un’altra grande voce che mi piace spesso ricordare è Caterina Valente: strepitosa!
- E’ stata particolarmente laboriosa, la
lavorazione del tuo nuovo album?
Abbastanza, come dicevo prima ho iniziato a lavorare su più titoli, inoltre
ero impegnata anche nelle registrazioni del mio mini cd di poesie “Impronte di
Calliope” che ha una dimensione e direzione completamente differente, in più
per me era la prima volta che realizzavo delle cover e non volevo assolutamente
creare qualcosa di simile all’originale, oltre al fatto che volevo anche
realizzare qualcosa di diverso dai miei lavori precedenti, dato che per me ogni
lavoro è un capitolo a sé, quasi una serie di “opere prime”.
- Pensi sia meglio un brano “vestito
semplicemente, sobriamente”… o magari uno più elaborato?
A me piacciono le cose veramente scarne quasi elementari, è molto raro che
rimanga affascinata da qualcosa di elaborato, quando gli arrangiamenti
diventano pomposi e barocchi io mi annoio
- Come vedi oggi il ruolo della donna
all’interno della società e del panorama musicale?
Riguardo questo punto devo dire che sia gli uomini che le donne hanno
raggiunto una reale parità: sono ambedue vittime e prigionieri di caratteri e
regole stereotipate. Ormai la musica è un prodotto di consumo e come tali gli
artisti appaiono e scompaiono con un facilità e velocità estrema, sono pochissimi
quelli che riescono a distinguersi e bisogna essere consapevoli che se si vuole
continuare è necessario avere una poderosa dose di passione verso l’arte e non
cercare il “successo” o elaborare strategie per “emergere”, ci si salva solo se
si pensa che l’artista propone il proprio universo ed il proprio percorso, e
poi si vedrà…
- Da alcuni anni si parla di crisi del
settore discografico… Pensi sia una crisi causata dal crollo delle vendite di
dischi o anche che vi sia una carenza di cose nuove da proporre da parte dei
vari artisti?
E’ cambiato il modo di avvicinarsi alla musica, il modo di ascoltarla, di
come è impostato il mercato, di come vengono promossi i prodotti e non aiutati
gli artisti, è tutto molto veloce, non c’è tempo di coltivare le idee. Inoltre,
a parte le colpe di chi non compra dischi e di produzioni che non sanno
valorizzare gli artisti, mi viene spesso da pensare che forse viviamo anche in
un periodo particolarmente decadente dove è molto difficile trovare qualcosa di
esaltante, non vale solo per la musica ma un po’ per tutto, c’è una certa
“mollezza” poca forza nelle cose che nascono in questi anni
- Tra le cose scaturite negli ultimi anni…
c’è il senso di precarietà. E’ una cosa che riguarda anche chi, come te, lavora
in ambito artistico?
L’Arte è precaria per sua natura, aldilà delle capacità tecniche di saper fare
una cosa che può essere musica, pittura ecc… L’Arte viaggia un po’ per conto
suo, credo che sia la capacità di un artista ad essere ricettivo verso le cose
che ha intorno che gli permettono di produrre Arte.
- Quanto conta l’improvvisazione nelle tue
esecuzioni?
Nelle esecuzioni poco, nelle composizioni moltissimo. Quando compongo una
melodia o dirigo un arrangiamento seguo un’idea piuttosto chiara, malgrado
questo però lascio che la musica faccia il suo percorso ed insisto sulle cose
che nascono per caso, in questo modo l’improvvisazione, o il caso, diventano
importantissimi.
- C’è una caratteristica che contraddistingue
le tue canzoni?
Sì, una notevole anarchia compositiva non vale solo per le canzoni ma anche
per i racconti ed i quadri: un misto di atmosfere arcaiche e futuribili, almeno
è quello che sempre mi sento dire da chi ascolta i miei lavori, io lo chiamo
“Stile Atlantideo”
- Credi che in Italia ci sia una buona
cultura musicale?
Forse sì, non come potrebbe essere, ma rispetto a un po’ di anni fa la
situazione mi pare migliorata.
- Qualche artista che ti senti di consigliare
ai nostri utenti…
Faccio un breve elenco fuori dalla musica: Mark Lewis, Bill Viola, Cildo
Meireles, Ron Mueck.
- Hai in programma delle date “Live”?
Stavo pensando a dei concerti per piano e voce, ma poi ho rimandato tutto,
quest’anno sono molto impegnata con la pittura, da un po’ di mesi sto
partecipando a diverse mostre, ad Agosto sarò a Venezia!
Mercoledì 9 Giugno
2004 http://megaphone.altervista.org/magaintr.php
Intervista a Katya Sanna,
in formato real audio (circa 28 minuti)
Per
ascoltarla, chiedila via
mail su http://megaphone.altervista.org/mailus.htm