IMPRONTE DI CALLIOPE (2009)


IMPRONTE DI CALLIOPE (CD 2009)

* Eleonora Chiari - www.rockit.it
Non so se vi sia mai capitato di visitare una mostra. Non di quelle classiche con i quadri alle pareti e le sculture al centro della stanza. Parlo di quelle mostre un po' interattive, che hanno quasi lo scopo di essere un percorso spirituale. Esoterico, quasi esorcista. In queste mostre c'è sempre una stanza buia in cui passandoci attraverso si è avvolti da una musica inusuale, da suoni non contestualizzati, da voci che recitano frasi indipendenti. Pura avanguardia e sperimentalismo.
Tra traduzione simultanea e vocalizzi nordici, il nuovo lavoro di Katya Sanna è come lei, agli estremi e oltre, al di là di un'univoca definizione: pittrice, scenografa, cantante. Senza vie di mezzo è da amare o da odiare, entra nel cuore o stride il timpano. Senza condizioni, senza compromessi. Le canzoni diventano poesie, che a loro volta sono sentenze, parole ricercate che si appoggiano scomodamente su suoni preconfezionati, freddi. Soffocanti e avvolgenti. Calliope è la musa dalla bella voce è Katya spazia tra le ottave mostrando padronanza e armonia. È un album difficile da gestire all'inizio, studiato e unico.Ma questo coraggio di osare merita solo di essere premiato

* Arianna Marsico – www.mescalina.it
Calliope, nella mitologia greca, era la musa della poesia epica. Katya Sanna, nel suo mini – cd di poesie intitolato non a caso ..Impronte di Calliope.. - mescola epica e mito, guardando contemporaneamente al mondo celtico e a quello classico. Il tutto viene cosparso con un tocco moderno dato da un uso dell’elettronica delicato ed etereo, per ottenere quello che la cantante e pittrice definisce .. stile atlantideo.., ossia ..un misto di atmosfere arcaiche e futuribili... Questo effetto è accentuato dal bilinguismo dei testi: i brevi componimenti, popolati da figure a metà strada tra ninfe e regine nordiche, vengono letti, più che cantati, sia in italiano che in inglese. Un esempio lampante è ..Regina senza corona – Crownless queen.., dove suoni straniati e medievali si mescolano con un testo quasi foscoliano nella classicità delle immagini: ..Ma è stata ricostruita per Lei/ una corona con perle di Luna /le perle illumineranno il suo nascondiglio/ e la luce sarà così brillante che non sarà più possibile farle del male...
..Impronte di Calliope.. è un lavoro complesso, poco inquadrabile nel contesto italiano: è difficile trovare concentrati in cinque pezzi rock rarefatto fino alla smaterializzazione, elettronica centellinata, musica medievale e celtica e voce flautata. Ecco, forse si può trovare una pietra di paragone per la capacità di evocare mondi lontani, nelle canzoni ariose come gli spazi islandesi di Bjork.
Questo disco non piacerà a chi cerca suoni più corposi, ma piacerà, non poco, a chi è interessato al fantasy ed ama storie di elfi, fate e reami lontani nel tempo e nello spazio

* Anthony D'Amico - www.foxydigitalis.com
This is the sort of effort that would be hailed as a “lost psych classic” had it been released in the ‘70s, due to its unusual combination of mythology, poetry, electronics, heavy rock, and neo-classical vocals. Unfortunately, it was recorded in 2009, so it is probably doomed to being merely a pleasantly diverting curiosity.  Katya’s work here is certainly original and often quite powerful, but it can also seem confused and clumsy when she extends beyond her comfort zone of subtle electronics with swooping vocals.
Sanna, who is based in Italy, is something of a polymath: she is also an accomplished painter, novelist, poet, costume designer, and keen student of both dance and world mythology.  Several of those interests manifest themselves here, as Impronte Di Calliope is comprised of myth-based poems and is housed in an unusual envelope made from thick artisan paper.  The five songs here form a narrative suite that seems to tell the story of a woman (who is possibly also a werewolf) cast into exile by a malevolent queen.  I could possibly have that completely wrong though, as the tale is told poetically and it is impossible to ascertain if anything is being lost in translation.  Sanna recites the lyrics in both Italian and English, but it is clear that Italian is her first language.
Katya seems to be enormously talented, and she’s been at this for almost two decades now, but her aesthetic can be pretty baffling and difficult to connect with at times.  For example, “The Blind Time” sounds like Dead Can Dance got ripping drunk in the studio and recorded five minutes of crazy studio-mangled weirdness featuring Lisa Gerrard periodically whinnying like a horse.  I was similarly wrong-footed by “The Wind Opposite Me” which mixes rapid speaking (in Italian) with sludgy metal and some sort of boisterous traditional folk-sounding refrain to form an absolutely mystifying trainwreck of a song.  Given that this is merely an EP, the ten minutes devoted to those cringe-inducing efforts is quite significant.
The other three songs, on the other hand, are pretty unique and likable.  Sanna does a lot with very little, building songs from just subtly throbbing electronics and her own rather beautiful voice.  The lyrics themselves tend to be spoken, which works surprisingly well, particularly in “Wolf Woman,” which favorably calls to mind Crass’s “Reality Asylum” with venomous blasphemy replaced with lines like “squeezed by the flowing she turns and glides on the sea, which covers fake footprints.”  I like Katya’s speaking voice a lot, as she’s quite intense and often pronounces words in clipped, unusual ways.  Her singing can also be pretty compelling, especially when swathed in reverb during its more langorous moments.
I definitely have some serious trouble with the more brash parts of this album and I am not the biggest proponent of quasi-medievalism or poetry in music, but Sanna can be very impressive at her most minimal and languid.  Also, she is definitely not derivative or influenced by prevailing trends.  I am not sure that albums are entirely the right medium for Sanna’s particular vision, but I could easily envision something like this being the basis for a memorable dance or experimental theater performance.
self-released

* Aldo Chimenti - Rockerilla
Il canto quale espressione dell’anima. Un concetto sviscerato più volte, ma che nel caso di Katya Sanna assume declinazioni insolite o perlomeno riferibili a contesti spazio-temporali che vanno dal mondo classico all’avanguardia investendo più generi musicali con estrema naturalezza, questo anche grazie  alle notevoli doti ed estensioni vocali di cui l’autrice dispone.  Il richiamo mitologico che echeggia in “Impronte di Calliope” si compie in qualcosa che trascende le misure del tempo, quasi ad incarnare il pathos dell’eterno ritorno, dove un tema antico risuona con accento nuovo mai udito prima. Le armonie di questa odissea onirica sul filo del tempo paiono così porsi come un vettore di continuità fra passato e presente, alimentato da flussi di forze immanenti, da onde agitate e mari tranquilli di musica e parole. Neppure “Grand Tour”, si sottrae a tale logica, sebbene le 9 canzoni in scaletta siano riletture di brani di firme illustri come J.J Niles, David Syilvian, Peter Gabriel, Kate Bush, Lennon/McCartney, Baez/Morricone, Faust’O…Essendo Katya  Sanna un’artista completa (oltre alla musica vanta discipline quali la poesia e la pittura) perfino la pratica della trascrizione reca con sé l’allure della prova d’autore dell’intuizione che dipinge suggestioni eterodosse e personali. Ecco perché il fascino di queste melodie immortali si accendono di nuovi colori e consonanze, frutto di una chimica innata il cui nome è talento.       

* Ankh - www.versacrum.com
Katya Sanna torna tra noi con questa coppia di uscite a brevissima distanza di tempo l’una dall’altra. Si tratta di due lavori alquanto differenti tra loro: Grand tour è un album di cover, scelte e selezionate dall’autrice tra artisti di diversa estrazione ma quasi tutti (tranne, forse, il grande Faust’O) di notevole fama: si va da John Lennon a David Sylvian, passando per Peter Gabriel, Kate Bush o Fabrizio De Andrè. Nelle tracce di questo CD la musica è molto rarefatta rispetto a quanto ascoltato in passato da quest’artista, ad esempio l’introduttiva “Black is the color” è costituita unicamente dal suono di onde e un leggero canto di gabbiani su cui si incastona il lavoro dell’ugola della cantante capitolina; in altri casi possono essere la chitarra, il pianoforte o il violino che, in solitudine, fanno compagnia ai vocalizzi o, addirittura, altrove è la voce stessa a prendersi la responsabilità di accompagnare se stessa in registrazioni successive. La cover di “Exhibition of love”, già presente nella compilation tributo a Faust’O, è probabilmente il brano di punta dell’album, caratterizzato da una base dark ambient su cui si sovrappone la voce recitante, sebbene anche “Geordie” di De Andrè, che ad un primo ascolto non mi era piaciuta, ha conquistato successivamente.. il mio gradimento. Impronte di Calliope è, invece, una collezione di cinque poesie composte dalla musicista e recitate su accompagnamenti.. musicali differenti e, in alcuni casi, dal canto della stessa autrice, talvolta parallelamente in lingua italiana e inglese. In questo caso si ha una sensazione di maggiora disomogeneità musicale, giustificata dal fatto che, probabilmente, non deve essere il suono al centro dell’attenzione...